Don Gianfranco Formenton, un parroco di Spoleto, riceve una lettera da una senatrice del PdL. La signora lo invita a diffondere un verbo assai diverso da quello inteso dal sacerdote, quello del suo partito, decantandone valori ed etica.
"Sui temi etici però, a differenza di altri partiti, il PdL è stato sempre unito e coerente, perché composto da molti cattolici e da altri che si definiscono laici adulti, la cui formazione culturale e politica è in ogni caso improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili."
La lettera continua su questo tono e termina con la prevedibile richiesta di sostegno. Don Gianfranco le risponde in modo chiaro e inequivocabile.
"Il Vangelo che i pastori annunciano al popolo cristiano non ha nulla a che vedere con ideologie che contrappongono gli uomini in base alle razze, alle etnie, alle latitudini, ai soldi e, mi creda, nel Vangelo non c'è una sola parola sulle unioni omosessuali, sul fine vita e sull'aborto."
E ancora:
"Un'idea di vita irreale ha devastato le coscienze e i comportamenti dei nostri giovani che hanno smesso di sognare sogni nobili e si sono adagiati sugli sculettamenti delle veline, sui discorsi vacui nei pomeriggi televisivi, sui giochi idioti del fine pomeriggio e su una visione rampante e furbesca della politica fatta di igieniste dentali, di figli di boss nordisti, di pregiudicati che dobbiamo chiamare onorevoli."
Suggerisco di leggere entrambe le missive; aiuta a rivalutare alcuni uomini di Chiesa, quella con la maiuscola. Non quella che si è ormai persa nella motriglia del potere, del denaro e della politica più sporca.
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