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01 giugno 2017

Un amore tardivo

Non sono nata  a Bologna e non l'ho amata da subito. Anzi, per lunghi anni l'ho sentita una città  poco familiare, che parlava con un accento buffo e tondo e un dialetto che mi è, ancora adesso, quasi incomprensibile. Ma Bologna è strana, paziente, sorniona. Ti si attacca alla pelle senza far chiasso, sorridendo sotto i baffi dei colli, riparandoti dalla pioggia improvvisa con l'ombrello di portici, aspettando il momento in cui tu sei pronto per vederla davvero. Io ho iniziato da poco a guardarla con attenzione, a coglierne gli aspetti umani, urbanistici, storici insieme a tanti altri non catalogabili, che vanno dall'accogliente e meraviglioso centro medievale alla rete di canali che l'attraversa e alla corona di colli che la contorna. E' un amore tardivo, il mio, e come gli amori maturi è pieno e grato. Camminare per le vie di Bologna osservandola come si guarda un'attempata compagna, avendone conosciuto nei decenni pregi e difetti, limiti e grandezza, è meraviglioso. Ne scopri ogni volta un angolo nascosto, una storia affascinante, un tratto misterioso e complice che te la fa amare quasi disperatamente, che te la fa desiderare anche se già la possiedi. 
E' strana Bologna. Ed è bella davvero.  






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