Erasmus. Per chi non lo sapesse (credo pochi), così si chiama il progetto che consente agli studenti universitari di svolgere un periodo di studio in un paese europeo diverso dal proprio - fino a un anno - riconosciuto a tutti gli effetti dalla propria facoltà.
Mi meraviglia - e oramai non dovrebbe - che un paese che continua a
finanziare e sostenere guerre, missioni di "pace" ed esercito (aerei da
guerra compresi) e ha tanto faticato a modificare l'obbligatorietà
dell'anno di addestramento militare, elimini con tanta leggerezza un'opportunità così formativa.
E' una risorsa straordinaria da moltissimi punti di vista. L'intreccio di legami che si crea diventa parte della vita futura di chi vi partecipa. Come una rete capillare e importantissima, i contatti con altri studenti, professori e realtà universitarie e più in generale con culture diverse, rende i ragazzi di oggi un'autentica parte dell'Europa che, da anni, ci auguriamo: unita.
Senza contare la valenza umana e personale. Certo non in tutti i paesi europei ci sono dei Brunetta che incollano etichette di "bamboccioni" a destra e a manca, ma credo che a queste generazioni, non importa in quale paese nascono, un lungo periodo di autonomia serva tantissimo.
Non solo agli studenti, ma all'Europa intera.
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