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12 ottobre 2012

"Strangolami un po' più forte, Ministro, non ti sento"

Il titolo è di un apprezzato post di Leonardo, e dice tanto sulla quota di masochismo - o di menefreghismo - presente nella categoria degli insegnanti. "Vedrete", dice Leonardo a proposito dello sciopero odierno, "che anche stavolta non saremo tantissimi".  E' un post che, a mio parere, andrebbe letto.
Lo scrivevo proprio ieri, in maniera sicuramente meno articolata e precisa, su Facebook, e dicevo testualmente che mi sconvolge l'indifferenza di tanti docenti che, forse, non hanno compreso gli effetti di questa riforma. Se si imponesse a qualunque altra categoria di lavorare sei ore in più la settimana per uno stipendio, a conti fatti, minore, scoppierebbe la rivoluzione.  Invece  nella mia scuola scioperiamo in quattro.
Molti anni fa scelsi di fare l'insegnante perché mi piaceva e perché ci credevo. Mi piace ancora, ma non ci credo più. E non perché voglio lavorare poco e guadagnare senza far fatica; so di appartenere a una categoria privilegiata, sotto alcuni punti di vista. Ma so anche che il lavoro vero e completo di un insegnante è sconosciuto a tutti quelli che professori non sono. E sono stanca di sentirmi fagocitata da luoghi comuni, ingiustizie contrattuali e frasi cretine tipo "ma tu stai a casa due mesi ogni estate". Lo so, lo apprezzo e lo riconosco. Ma riparliamone dopo esserci scambiati i ruoli anche solo per un po'. Allora, e solo allora, potremo valutare e quantificare le fatiche, il logorio e le responsabilità di chi, se stanco o teso, non può riporre una classe in un cassetto o su una scrivania e andarsi a prendere un caffè. 

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