Si arriva in sala prove alla spicciolata, con un nuovo brano da preparare. E' uno standard che conosciamo, "Estate". Bellissimo, difficile da suonare bene. Le parti sono nuove per tutti.
Montiamo gli strumenti, li scaldiamo e ci intoniamo, sapendo che un brano nuovo è sempre una sfida che prevede il passaggio da una serie di disastri sonori. E infatti.
Già le prime battute hanno un effetto raccapricciante: sbagliamo il tempo, le pause, le note. Iniziamo di nuovo, sotto la guida paziente del nostro Maestro (mai maiuscola fu più meritata) che ci ferma e ci riporta indietro di una manciata di battute, solo le prime, più e più volte. E' sempre così con i brani nuovi, l'inizio è caotico, disorganico. Questa volta non fa eccezione, sembra che il pezzo non debba risultare nemmeno riconoscibile.
Poi, non si sa come, la magia. Da una ripetizione a un'altra, apparentemente senza motivo, le tessere vanno al loro posto, i suoni si incastrano e si inseguono creando qualcosa che prima non c'era, che torce l'anima e annacqua i sensi. Questo fa la musica, ti infila la mano nel torace e stringe forte, ti toglie il respiro e ti trasforma in un liquido denso, brillante. Ti fa credere, in quel momento, di essere un musicista. Ieri sera è stato così, l'aria della sala prove si è riempita, per un attimo, di quella magia.
Quella del jazz, della bossa, della musica. Quella vera.
Alessandro Collina Trio & Fabrizio Bosso - Estate
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