Come si fa a sperare nella pace quando anche il Giorno della Memoria diventa motivo di livore e frattura?
Non la troveremo, la pace, perennemente divisi in fazioni opposte, bisognosi di appartenere a una parte o ad un'altra, sentendoci incrollabilmente sicuri delle nostre ragioni. Senza mai un dubbio.
Le proprie verità e le proprie convinzioni diventano scranno da cui lanciare strali e maledizioni, invocando un'idea di giustizia che non prevede opinioni diverse. Dagli stadi ai banchi di scuola, dai social alle piazze, siamo un'umanità capacissima di sentenziare e di sostenere le proprie idee, ma incapace di ascoltare quelle degli altri. I rapporti diventano una grottesca imitazione delle tifoserie opposte che vedono in campo uno stesso gesto, ma lo condannano o lo giustificano a seconda del proprio colore.
Non la troveremo, la pace, perennemente divisi in fazioni opposte, bisognosi di appartenere a una parte o ad un'altra, sentendoci incrollabilmente sicuri delle nostre ragioni. Senza mai un dubbio.
Le proprie verità e le proprie convinzioni diventano scranno da cui lanciare strali e maledizioni, invocando un'idea di giustizia che non prevede opinioni diverse. Dagli stadi ai banchi di scuola, dai social alle piazze, siamo un'umanità capacissima di sentenziare e di sostenere le proprie idee, ma incapace di ascoltare quelle degli altri. I rapporti diventano una grottesca imitazione delle tifoserie opposte che vedono in campo uno stesso gesto, ma lo condannano o lo giustificano a seconda del proprio colore.
Sei milioni di ebrei sterminati non si possono interpretare. E' un fatto che nessuno può e deve permettersi di mettere in discussione e la pace passa anche attraverso il ricordo; chi non ha vissuto quegli orrori ha il diritto e il dovere di conoscerli.
Ma oltre la Memoria ci sono il presente e il futuro. E' qui che si incunea il dissenso, è nel presente che si insinua la lotta per costruire un futuro secondo la propria verità. La paragono ad un diamante: stessa pietra, molte facce. Vediamo bene quelle che abbiamo davanti, ci è preclusa la vista delle altre. Servirebbe uno sforzo, per vederla nella sua interezza, la verità. Ma non credo ci riusciremo mai. Non finché saremo certi di avere la
nostra in tasca.

Ciao Albamarina,
RispondiEliminanon sono persuasa d'aver inteso quanto intendevi nella conclusione. Sono piuttosto esausta da ieri e affatto in cerca di discussioni, ma mi domando cosa tu volessi dire. Perché sono d'accordo con quanto scrivi, ma mi domando se devo intendere che le discussioni che quest'anno in modo particolare hanno accompagnato la Giornata della Memoria siano da considerarsi "sbagliate" perché irrispettose, in quanto in occasione della Memoria si deve ascoltare e riflettere. Poiché parrebbe che nessuno o quasi capisca o conosca il valore di quella celebrazione, e poiché chi lo capisce la vuole eliminare, per quanto odiose le strumentalizzazioni, non posso dirmi d'accordo sul fatto che si debba celebrare e tacere. Sono dell'avviso che o si insegnano un po' di storia vera (non quella da talk-show) e di riflessone critica, o si debba farla finita con la farsa perché è davvero offensiva della Memoria. Tutti i paralleli e le polemiche politiche sui vari e possibili significati trasversali e/o attualizzati della Giornata della Memoria sparirebbero all'istante, se se ne conoscessero a fondo i valori. Ma forse possiamo considerare che il vero problema è che questi valori (che escludono ovviamente l'antisemitismo) sono inattuali. Insomma, io penso che il discorso vada rifondato criticamente oppure che la gente urli quanto vuole, perché la carnevalata come tale va vissuta. E ovviamente se si vuole aprire un confronto su questi temi spinosi, se ne parla producendo rumore che, lo penso anch'io, è sgradevole. Però non si può nemmeno assistere sempre basiti e impotenti. È una decisione morale di grande complessità (ovviamente mi riferisco a quanti aprono bocca perché animati da intenzioni serie, non ai polemisti di professione la cui opinione è basata sulla lettura on-line ogni tre giorni del loro quotidiano preferito). Se hai tempo e voglia di rispondermi, te ne sarò grata.
Ti rispondo volentieri, sperando di essere meno contorta di quanto non lo sia stata nel post. Il Giorno della Memoria sembra sia diventato l'ennesimo pretesto per schierarsi. Ieri ho letto di tutto, ho sentito di tutto (come te, mi par di capire) e ho avuto l'impressione che il senso di questa giornata si sia perso o non sia mai stato chiaro. Mi sembra quasi che sia diventato uno smacchiatore di coscienze, quando dovrebbe essere un punto di partenza quotidiano per seminare. Lo trovo inaccettabile, come trovo inaccettabile l'incapacità umana di confrontarsi senza arroganza o prevaricazione. Il senso della conclusione è questo: anche ciò che dovrebbe essere seme diventa megafono per la propria individualità. E pur inorridendo tutti dinanzi al ricordo, non riusciamo a modificare il nostro quotidiano, sforzandoci di ascoltare davvero i punti di vista degli altri. E' una conclusione generica che parte, nello specifico, dalla Memoria e si estende alle modalità di comunicazione dell'essere umano.
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