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27 ottobre 2015

Cinquecento euro di bonus non hanno mai ammazzato nessuno. Forse.


Non so ancora se la riforma della scuola sia una cosa buona, cattiva o media. Né se il bonus di 500 euro spendibili in varie forme da rendicontare al centesimo - ci mancherebbe altro e, per una volta, non sono ironica - sarà il giusto impulso per l'aggiornamento dei docenti. Una cosa però la so: ci sono tantissimi docenti che fanno il loro lavoro con coscienza. Non sto a declinare le attività extra scolastiche che ogni docente è chiamato a svolgere né le forme di aggiornamento che ognuno di noi sente il dovere di frequentare, ché è argomento fin troppo discusso e mai veramente compreso da chi insegnante non è. Ma conosco tanti, davvero tanti colleghi che lavorano per migliorarsi e per aggiornarsi e che lasciano più d'un segno positivo e importante non solo nella preparazione scolastica, ma anche nell'animo dei propri studenti. Immagino ci siano anche i docenti che "tirano a campare", come no. Un insegnante, però, non può farsi timbrare il cartellino  da un collega né riporre una pratica nel cassetto e fare un minuto di pausa se sta crollando. Ha di fronte un gruppo fin troppo numeroso di anime, di occhi e di cervelli di cui è responsabile - da ogni punto di vista - e ogni minima distrazione, ve lo assicuro, può trasformarsi in un prisma di catastrofi. Non ci sono modi giusti per descrivere in modo efficace il carico di tensione e di responsabilità che ci portiamo appresso da mattina a sera, davvero. Bonus, aggiornamento, valutazione, non sono altro che parole intorno ad una realtà che è molto più complessa e faticosa di quanto chi è al di fuori possa immaginare. Un insegnante è costantemente sotto processo e giudicato da genitori, studenti, collaboratori, dirigenti. E' un processo perenne, senza appelli e senza sconti di pena in caso di condanna. E non ci sono bonus o riforme che possano cambiarne il verdetto.

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